vacanze

Bletterbach

Cima cavallazza

Piramidi segonzano

Latemar

Cauriol

Catinaccio Rif. Principe

Marmolada

Rif. laresei

Monte Mulat

Rif. volpi al Mulaz

Bivacco Aldo MOro

Cima Bocche

Passo Manghen

Castellaz

Sassolungo

Malga e lago Bocche

Torri del Vajolet

Fuchiade in summer

Fuchiade in winter

Val Venegia in Summer

Val Venegia in winter

Rif. e Laghi Colbricon

Ex. Forte Dossaccio


castelli e borghi

Castel Beseno

San Leo

San Marino

Verucchio

Gradara


Ottimo albergo dove soggiornare è l'albergo Zaluna. A metà strada tra Predazzo e Bellamonte, immerso nel verde, è il punto di partenza ideale per tutte le escursioni sia nella Val Fiemme, sia nella Val di Fassa.

              Albergo Zaluna




Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto informazioni su Wikipedia da cui ho tratto informazioni o cenni storici ed il sito della proloco di Gradara. Eventuali reclami per informazioni tratte da questi siti o richieste di cancellazione di parte dei testi saranno accettate inviando mail a questo indirizzo.
at_re_us@hotmail.it



   Far From this world

Questa è la nostra raccolta di foto cominciata qualche anno fà, esattamente nel 2004, anno in cui abbiamo acquistato un macchina fototgrafica digitale. Non che la fotografia sia la nostra passione, ma ci piace avere delle foto da riguardare ogni tanto, e vista l'attenzione che diamo ai CD/DVD con foto ho pensato di caricarle on line, almeno so dove sono e nessuno le tocca e soprattuto non le perdo. Le foto comprendono varie varie località delle valli di Fiemme e Fassa tra cui Il monte Mulat, il rifugio Mulaz, le trincee della Cavallazza, la val Venegia in bianco, il Cauriol, il Bletterbach , il Catinaccio (rifugio Principe), ecc...Mentre i castelli sono quelli di Beseno, San Leo con il suo borgo, San Marino e Gradara.

   foto dell'anno














Estate 2004

   Bletterbach
Il Bletterbach è un canyon situato ai piedi del Monte Corno, nei pressi del paese di Aldino, ed è la più grande gola dell'Alto Adige. Questo canyon è sicuramente molto interessante dal punto di vista geologico, in quanto si ha la possibilità di osservare come è avvunata la creazione delle Dolomiti grazie all'incredibile stratitificazione osservabile in ogni punto del canyon. Lungo il percorso si possono infatti distinguere i diversi strati, sovrapposti l'uno all'altro, i quali contengono moltissimi reperti fossili (anche se pur essendoci andato 3 volte, non ne ho mai visto uno!!...sarà la fortuna). Tutto il percorso è supportato da diversi cartelli didattici dove si puo comprendere ogni tipo di sedimentazione in relazione al periodo geologico di formazione.





   Cavallazza
La cima Cavallazza è situata nel Parco di Paneveggio e delle Pale di S. Martino. Sulle sue pendici correva il fronte italo/austriaco durante la prima Guerra Mondile. Sia sulla cima che sulle anticime si trovano ancora le grotte scavate dagli alpini nella roccia per difendersi dall'artiglieria austriaca. Il percorso tra le trincee è raggiungibile da diversi punti, dal Passo Rolle seguendo la pista da sci (tracciato ma non numerato), con la seggiovia che parte dalla Malga Rolle (tracciato ma non numerato) o lungo il sentiero che porta ai laghetti di Colbricon. Se armati di buona volontà e partendo di buon ora dal passo Rolle, risalendo la pista da sci, si possono facilmente avvistare i diversi gruppi di camosci che popolano il pianoro. Dalla cima si può godere di un ottima vista sulle Pale di San Martino, il gruppo del San Pellegrino, il Latemar e dietro Le cime Viezena, Lastè e Bocche ed uno scorcio sul Catinaccio. Partendo a piedi dalla Malga Rolle si percorre il sentiero n° 14-348 fino al Rif. Colbricon, da lì il sentiero che porta alle Cavallazze non e numerato ma facilmente percorribile, anche se tutto il salita.





Estate 2005

   Piramidi di Segonzano
Nel periodo Quaternario i ghiacciai dell'Avisio abbandonarono nella Valle del rio Regnana moltissimo materiale, che formò enormi depositi morenici costituiti da una mescolanza di materiale finissimo con ciotoli e grandi massi. Questi accumuli sono dovuti alla disgregazione e al disfacimento delle creste e dei fianchi della montagna operata dal movimento del ghiaccio. Nel corso dei millenni, l'azione erosiva dell'acqua ha poi dato origine alla formazione delle Piramidi. La forma classica di una Piramide è quella di un tronco di cono sormontato da un masso. Accanto a questa si possono osservare le "Piramidi a punta" con stelo conico e prive del masso di protezione; sono in genere non molto alte e ciò dimostra una evoluzione rapida. Un'altra tipica forma è quella a "cresta", costituita da una lama di terreno seghettato e affilato, la cui formazione è dovuta all'assottigliamento dello spartiacque, compreso fra due canaloni. Talvolta le Piramidi sono raggruppate a "canne d'organo". Nella formazione delle Piramidi ha importanza fondamentale la presenza del "cappello" e, soprattutto, la sua forma, perché ne condiziona l'esistenza e la durata. La più idonea è quella del lastrone un pò squadrato, lievemente inclinato a valle, che fa da tetto naturale alla piramide. Se il masso cade, la Piramide assume una forma appuntita, facilmente aggredibile dall'acqua; il suo destino è segnato se, lungo il suo stelo, non si trova un altro masso, futuro "cappello". Una Piramide situata nel IIº gruppo, ha un cappello veramente notevole, del peso di circa 100 quintali.





Estate 2006

   Latemar    rif. torre di pisa
Il Latemar è un gruppo montuoso dalla particolare forma circolare, che si estende tra Predazzo, Moena, Forno, Passo Costalunga, Lago di Carezza, Obereggen, Passo Pampeago, Passo Feudo. È principalmente formato da picchi e cime di colore chiaro, comprende poche aree boschive (solo nelle piccole vallate adiacenti) ; è per lo più formato da roccia calcarea del Triassico Medio (Calcare della Marmolada - Ladinico Superiore / Carnico Inferiore). Le gite che si possono effettuare sul tale gruppo sono di eccezionale bellezza e alcune anche di media difficoltà. I rifugi e bivacchi raggiungubili sono il Rifugio Torre di Pisa oppure Il Bivacco Latemar o il Bivacco Rigatti. Partendo da predazzo con gli impianti di risalita si arriva fino al Passo Feudo e da lì si prosegue lungo il sentiero n° 516 fino al Rif. Torre di Pisa, da dove si puo raggiungere la"torre" in pochi minuti o proseguire verso le creste o verso i bivacchi.





   Cauriol
Il Monte Cauriol è una montagna appartenente alla catena del Lagorai tra la Val Cia e la Val di Fiemme nel Trentino orientale. La cima raggiunge quota 2494 m s.l.m. Il Monte Cauriol è raggiugibile dall'alta Valle del Vanoi, attraverso il sentiero che ha origine presso il rifugio Refavaie e dalla Val di Sadole, una laterale della Val di Fiemme. Il massiccio è famoso per le tristi vicende belliche che l'hanno visto protagonista durante il primo conflitto mondiale (1915-1918) tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico. Nei pressi dell'altipiano del Passo Sadole sono visibili alcuni resti degli scontri fra soldati italiani e austriaci. Due sono le vie che permettono l'avvicinamento alla vetta: la via italiana che dal Passo Sadole, situato ad un altitudine di 2066 m s.l.m., aggira il Cauriol piccolo e la via austriaca un po' più scoscesa e sassosa. Esse si ricongiungono alla selletta Carteri (2343 m s.l.m.), da cui in breve tempo si raggiunge la cima del Cauriol. Partenza dalla Malga Sadole e Rif. Cauriol proseguendo il sentiero n° 320 che passando dalla Forcella porta alla vetta del Cauriol per poi ricongungersi allo stesso sentiero inlocalità "Pian del Masaeron".





   Catinaccio    rif. principe
Il Gruppo del Catinaccio, in tedesco Rosengarten e in ladino Ciadenac, è un massiccio delle Dolomiti situato tra la Valle di Tires, la Val d'Ega e la Val di Fassa nel Parco naturale dello Sciliar. Domina, anche se distante una ventina di km, l'orizzonte orientale di Bolzano. Caratteristica del gruppo è la colorazione rosata che assume al tramonto, fenomeno visivo chiamato enrosadira.
La leggenda narra che sul Catinaccio, dove oggi possiamo notare fino a primavera inoltrata una chiazza di neve, si trovava il giardino delle rose di Re Laurino: da questo il nome tedesco del Catinaccio: Rosengarten (giardino delle rose). Re Laurino era il monarca di un popolo di nani che attraverso scavi nella roccia delle montagne, trovava critalli oro e argento. Oltre a queste ricchezze possedeva due armi magiche: una cintura che gli dava la forza pari a quella di 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile. Un giorno il Re dell'Alto Adige decise di concedere la mano della sua bellissima figlia Similde, e per questo decise di invitare per una gita di maggio, tutti i nobili delle vicinanze. Tutti, tranne Re Laurino, che decise, comunque, di partecipare come ospite invisibile. Quando sul campo del torneo cavalleresco vide, finalmente, la bellissima Similde, se ne innamorò all'istante. Istintivamente la caricò in groppa al suo cavallo e fuggì con lei. Tutti i nobili invitati si lanciarono all'inseguimento del fuggiasco, schierandosi poi all'ingresso del Giardino delle Rose per bloccargli il passaggio. Re Laurino allora indossò la cintura, che gli dava la forza di dodici uomini e decise di combattere. Quando si rese conto che non poteva battere tutti quegli uomini e stava per soccombere, indossò la cappa che lo rendeva invisibile e si mise a saltellare da una parte all'altra del giardino, convinto del fatto di non essere visibile agli occhi altrui. Ma i cavalieri riuscirono ad individuarlo osservando il movimento delle rose sotto le quali Laurino cercava di nascondersi. Lo catturarono, tagliarono la cintura magica e lo fecero loro prigioniero. Re Laurino, arrabbiato per ciò che gli stava accadendo, si girò verso il Rosengarten, che lo aveva tradito, e gli lanciò una maledizione : "né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti". Ma nell'enfasi della rabbia Re Laurino si dimenticò dell'alba e del tramonto e così, da allora, accade che il Catinaccio, sia al tramonto che all'alba (né di giorno né di notte), si colori esattamente come un giardino di ineguagliabile bellezza. Partendo da Pera si possono percorrere i primi due tronchi della seggiovia che porta al Ciampediè, fermandosi quindi al "Pian Pecei" (1810). Si prosegue poi lungo la stada sterrata fino al primo bivio per il Rif. Catinaccio e seguendo la strada lo si raggiunge in poco tempo. Dal Rif. Catinaccio (1946) si continua, sempre su strada sterrata fino al Rif. Vajolet (2243) e da qui lungo il sentiero n°584 lungo la valle del Vajolet si arriva al Rif. Principe (2599) ai piedi del Catinaccio Antermoia.






   Marmolada
La Marmolada, detta anche la Regina delle Dolomiti, è alta 3.342 m. e Viene considerata comunemente la vetta più alta delle Dolomiti oltre che del Veneto, sebbene a rigore di logica non sia composta da dolomia (come le Dolomiti vere e proprie) bensì per lo più da calcari bianchi molto compatti derivati da scogliere coralline, con inserti di materiale vulcanico. È situata tra il Cordevole (Provincia di Belluno) e la Val di Fassa (Provincia di Trento). La cresta in vetta è costituita da numerosi picchi, tra i quali Punta Penia (3.342 m s.l.m.), Punta Rocca (3.309 m.), Punta Ombretta (3.230 m), Gran Vernel (3.205 m), Monte Serauta (3.069 m), Pizzo Serauta (3.035 m) e il Sasso di Valfredda (3.009 m) distaccato a sud del gruppo principale. Il ghiacciaio omonimo è il più esteso delle Dolomiti. Alla base del versante nord, alla quota di circa 2.030 metri, è situato il Lago Fedaia, lungo circa 2 km. Il lago è sbarrato ad ovest da una diga artificiale in calcestruzzo, dall'altezza massima di 60 metri e con uno sviluppo del coronamento di 620. La diga permette, a partire dal 1956, la produzione di circa 20 MW di energia idroelettrica. Nella parte est del lago i resti di uno sbarramento morenico segnano invece il luogo del pre-esistente lago naturale, lungo circa 180 metri, che segnava il confine tra il Principato Vescovile di Bressanone (Impero d'Austria) e la Repubblica di Venezia. Dal Lago di Fedaia ha origine il torrente Avisio. Durante la prima guerra mondiale, la Marmolada segnava un tratto del fronte italo-austriaco, e la montagna fu teatro di scontri, come confermano le postazioni ancora visibili sui versanti est e nord. Raggiunto il Passo Fedaia si attraversa (anche in auto) la diga del lago artificiale e con l'impianto di risalita si raggiunge il Rif. Pian dei Fiacconi da dove si raggiunge senza problemi il ghiacciaio e volendo si può proseguire lungo il sentiero n°606 (alta via dolomiti n° 2) verso la "Sforcela de la Marmolada" e la Cap. P.ta Penia (3343) in percorso attrezzato per esperti.





   rif. Laresei
Il Rifugio Laresei e un bel rifugio a 2255 m.s.l.m. raggiungibile facilmente dal Passo Valles in poco più di un'ora di cammino tranquillo, in località Cima Predazzo. Partendo dal Passo Valles si percorre la strada sterrata che porta la lago di Cavia, o volendo, dalla Malga pradazzo seguire il sentiero n° 568 (alta via dolomiti n° 2) che piu in cima si ricongunge con la strada sterrata da cui si parte.





Estate 2007

   Mulat
Il Monte Mulat è un massiccio boschivo che si innalza sopra Predazzo tra il corso dell'Avisio e quello del Travignolo. Partendo dall'albergo Zaluna (2150), dove sempre soggiorniamo in localita omonima, si percorre il sentiero che porta in Val Bona seguendo il corso del Rio Vièzzena fino ad incrociare il sentiero n°659 che porta alla cima del monte a quota 2150. Da lì sempre percorrendo il sentiero n° 659 si puo raggungere l'abitato di Predazzo, oppure in direzzione opposta proseguire lungo la "Costa di Vièzzena" fino alla cima e da lì al Passo di Lusia.





   Rifugio volpi al Mulaz
Le Pale di San Martino, sono il più esteso gruppo delle Dolomiti, con circa 240 km² di estensione, situate in parte nel Trentino orientale ed in parte in provincia di Belluno. Si estendono nella zona compresa tra il Primiero (valli del Cismon, del Canali e del Travignolo), la Valle del Biois (Falcade) e l'Agordino. La parte delle Pale che si estende in Trentino è interamente compresa nel Parco naturale Paneveggio - Pale di San Martino. Il monte Mulaz con i suoi 2906 m. si innalza nel settore settentrionale delle Pale, ed è raggiungibile da nord sia dal Passo Valles (percorso da noi scelto), sia dalla val venegia. Un bela sgambinata con punti di leggera difficolta dove ci si puo aiutare con delle cordate nella roccia. Unico rimpianto, un leggero infortunio dei giorni precedenti non mi ha permesso di raggiungere la cima del Mulaz, ma abbiamo comunque svisto degli stambecchi. Dal Passo Valles (2033) si percorre il sentiero n°749-751 (alta via dolomiti n°2) fino alla Forcella Venegia (2217). Da lì si continua lungo il sentiero n°751 passando a nord del massiccio delle Pale raggingendo il Rif. Volpi al Mulaz lungo un sentiero di media difficolta a tratti attrezzato.





Estate 2008

   Bivacco Aldo moro
Il Lagorai si estende lungo la vasta zona compresa tra il Monte Panarotta (16 km a est di Trento) e il Passo Rolle per una lunghezza di circa 70 km. È delineato geograficamente dalla Valsugana a sud, dalla Val di Fiemme a nord, dalla Val di Cembra a ovest e dalle valli di Primiero e Vanoi a est. Le rocce delle catena sono genericamente porfidi, rocce eruttive formate prevalentemente da quarzo e ortoclasio. La zona nord-orientale del massiccio, nella parte circostante al Monte Colbricon, alla Cavallazza e al Passo Rolle, rientra nel Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Nei pressi del Passo Rolle, ad un altezza di poco inferiore ai 2.000 m s.l.m., si trovano i laghetti di Colbricon, che presentano tracce di antichissimi insediamenti umani risalenti al Neolitico. Lasciata l'auto al centro visitatori di Paneveggio (1512), si segue il sentiero per la "Fora del Travignolo" e si raggiunge il lago prosegundo lungo il sentiero n°337, che circa a metà del lago devia e comincia a salire verso la Val Ceremana. Poco pima del Pian di Ceremana, il sentiero si divide 337 verso la Forcella Ceremana e 376 verso il Bivacco Aldo Moro, noi seguiamo quest'ultimo. Il sentiero s'inerpica sulla montagna e in breve da 1551 si arriva a quota 2149 (Bragarol). Una volta fuori dal bosco si continua la salita sulla roccia nuda e scura tipica dei Lagorai fino al bivacco. Tempo impiegato 4:00 ore scarse. Da qui prendiamo il sentiero n° 349 per raggiungere la Forcella Ceremana. Tempo impiegato 1:30 abbondante. Da qui si scende lungo il "sentiero" 337 ma le condizioni di quest'ultimo non sono buone. Ciotoli instabili resti si lamiere, tronchi, ossa, matasse di filo spinato rendono insicura la discesa su un sentiero che appare ora quà ora là tra massi e resti delle trincee che si trovano lungo il sentiero n°349 che porta al Colbricon. Scendendo la situazione non migliora non ci sono più rottamaglie ma l'erba alta e il sentiero che continua ad interrompersi per poi riprendere, a volte anche sul versante opposto del Rio Val Ceremana non ci faciliuta le cose. Tempo di percorrenza fino al Pian di Ceremana 3:00 ore. Bella giornata e bella camminata ma sconsiglio la discesa dal sentiero n°337. Troppo il tempo per percorrerlo e troppo mal ridotto (rapportato a tutti i setieri della zona naturalmente...).





   Cima Bocche
Parcheggiata l'auto poco prima della Malga Vallazza (1990) raggiungiamo il sentiero n°631 che dalla Malga sale le Laste di Iuribrutto lungo la Valle omonima. Dopo essere arrivati alla prima forcella (senza nome) a quota 2381 si riscende al lago (2206) e si prosegue lungo il sentiero n°629 fino alla forcella di Iuribrutto (2381) con bivacco. Da quì si segue il sentiero n°626 che porta a Cima Bocche (2745), anche se dalla forcella non si vede nascosta diestro le Laste di Bocche. Salendo si incontra un'altra forcella senza nome e da lì fino in cima, il sentiero si svincola tra le trincee della grande guerra.





   Passo Manghen
Il Passo Manghen (2047) all'etremo ovest della catena dei Lagorai ottimo punto di partenza per varie escursioni. Vista la giornata abbiamo optato per una breve passeggiata, senza però toglierci il gusto di darci un obiettivo, in questo caso Cima Ziolera (2475) seguendo il sentiro n°322. Veloce, facile e per questo veramente bello: Poca fatica ottima vista ...nuvole a parte.





   Castellaz
Il Castellaz è uno sperone roccioso (2333)che si innalza a nord del Passo Rolle, delimitando con la cima Costazza la Val Venegia, compresa appunto tra queste due alture rocciose e le Pale di San Martino. Parccheggita l'auto dove anni fa partiva la seggiovia per la Baita Segantini, ora partenza per i bus navetta, percorriamo a piedi la strada sterrata trafficata appunto da questi ultimi. Poco prima del Rif. Capanna Cervino decidiamo di "tagliare" lungo i prati lungo una traccia di sentiero per raggungere l'altra traccia di sentiero visibile sul Castellaz... un'ideona di Barbara!!! Dopo un pò di fatica raggiungiamo i piedi del Castellaz e ci avviamo lungo la traccia di sentiero seguiti a vista dalle marmotte. Girandoci attorno si ariva ad un piccolo altopiano, e come sempre trincee, unico rammarico la mancanza di una torcia per entrarci...sarà per la prossima volta. La vista dalla cima e spettacolare e consigliata. Audacia a parte, la cima è facilmente raggiungibile seguendo un sentiero segnato che parte dopo il Rif. Capanna Cervino.





   Sasso Lungo
il gruppo del Sassolungo sorge tra le valli di Fassa e Gardena ed è formato da sette cime. Il Sassolungo, la Punta delle Cinque Dita, la punta di Grohmann, la Cima Dantersass, la Torre Innerkofler, il Dente e il Sasso Piatto. Partiamo la mattina di buon ora e arrivati all'impianto di risalita l'aria è a dir poco frizzantina, complice il temporate che ha imperversato tutto il pomeriggio precedente. Arriviamo in quota al Rif. Demetz (2864) e con un pò di sorpresa troviamo una temperatura più accettabile, forse anche per la mancanza del vento che c'era a valle, ma ci sono circa 20/30 cm di neve. Indecisi sul dafarsi percoriamo per un'oretta il sentiero n°525 ma la neve ed il ghiaccio ci rendono insicuri e torniamo indietro. Da lì avremmo voluto raggungere almeno il Rif.Vicenza ma la neve e l'idea di scendere per 350 mt e poi risalire (all'ombra del pomeriggio, quindi sul ghiaccio) ci ha fatto desistere.





   Malga Bocche
Partiamo dalla statale che porta al Passo Valles seguendo la strada sterrata che sale verso Bocche poco prima del Rio Val Miniera. Strada facile e tranquilla quasi tutta nel sottobosco, e tra i prati alla fine in prossimità della Malga. Da qui seguendo il sentiero n°626 si raggiunge in 1:30 abbondante il Lago di Bocche.





   Torri del Vajolet
Partendo da Pera si possono percorrere i primi due tronchi della seggiovia che porta al Ciampediè, fermandosi quindi al "Pian Pecei" (1810). Si prosegue poi lungo la stada sterrata fino al primo bivio per il Rif. Catinaccio e seguendo la strada lo si raggiunge in poco tempo. Dal Rif. Catinaccio (1946) si continua, sempre su strada sterrata fino al Rif. Vajolet (2243) e da qui lungo il sentiero n°542, in parte attrezzato, fino al Rif. Re Alberto (2621) ai piedi delle Torri. Da Quì sempre seguendo lo stesso sentiero si raggiunge facilmente anche il Rif. P.so Santner (2734). I più bravi e attrezzati posso anche continuare per il sentiero n°550 e ricongiungersi alla Forcella di Davoi con il n°541 che riporta al Rif. Vajolet.





   Fuchiade in summer
Una bella passeggiata tranquilla (senza difficoltà per interderci, la gente non manca), adatta a tutti. Si parte dal Passo san Pellegrino prendendo la strada per l'albergo Miralago.





   Fuchiade in winter
In Inverno è veramente spettacolare da percorre a piedi o con le "ciaspole" o con le slitte trainate dai cavalli. Si parte dal Passo san Pellegrino prendendo la strada per l'albergo Miralago.





   Val Venegia inverno
Fantastica passeggiata invernale è appunto attraversare la Val Venegia fino alla Baita Segantini sopra il Passo Rolle. Parcheggiata l'auto al Pian dei Casoni ci avventuriamo nel sottobosco seguendo la strada di neve battuta che porta nelle valle, ovvero il sentiero n°721 che seguiremo fino alla fine. Completamente percorribile anche con scarpe adeguate, richide l'ausilio delle "ciaspole" (racchette da neve) solo quando si arriva in prossimità della sorgente del Travignolo.





   Val Venegia estate
Estate o inverno, cambiano i colori, ma l'immensa mole delle Pale e sempre una vista fantastica!






   Rifugio Colbricon


Ecco un'altra passeggiata piacevole e tranquilla della durata di circa 40 minuti. Per raggiungere il Rifugio Colbricon e gli omonimi laghetti, dobbiamo risalire la la strada del passo rolle fino alla Malga Rolle dove lasciamo l'auto. Da quì imbocchiamo il sentiero n°348 ( o 14,348 translagorai come lo chiama una vecchia cartina del parco di Paneveggio) ed è fatta. Poca fatica per un gran bel posticino. Volendo allungare il percorso, dal rifugio, si può proseguire per la cima Cavallazza e arrivare al Passo Rolle, oppure, raggiungere la Malga o il rif. Ces, o prendere il sentiero n°349 che salendo verso la cima Cobricon prosegue lungo i Lagorai.





   Dossaccio
Risalendo la val di Fiemme verso il passo Rolle, sul lato sx del lago di Paneveggio, nascosto tra la fitta boscaglia, si erge ancora, sulla cima del'omonima altura, il forte Dossaccio. Lo si raggiunge parcheggiando l'auto poco prima del "centro" di Paneveggio, dove sulla sinistra troviamo l'apposita area di sosta, da cui parte anche il sentiero n°626 che porta rispettivamene alla malga e alla cima Bocche. Dopo pochi metri troviamo subito il bivio e seguiamo l'indicazione Bellamonte/ ex.Forte Dossaccio. La strada è per 3/4 una comoda mulattiera dove circolano tranquillamente anche la auto della forestale, mentre l'ultimo tratto è un tipico sentiero in terra battuta nel sottobosco. Per una decrizione dettagliata del forte consiglio questo sito Fortificazioni.net Dossaccio.





   Castel Beseno
Castel Beseno è la più grande struttura fortificata del Trentino-Alto Adige. Situata nel territorio del comune di Besenello, in provincia di Trento, attualmente è una delle sedi del complesso museale del Museo provinciale del Castello del Buonconsiglio. La struttura, restaurata nella seconda metà del XX secolo, ha una forma ellittica che copre tutta la sommità della collina calcarea, estendendosi in lunghezza per 250 metri e in larghezza per circa 50 metri. All'interno si trovano ampi spazi, porte fortificate, bastioni, cortili, mura maestose, cantine e cisterne, un parco per tornei (uno dei pochi in Italia all'ineterno di un castello) e numerosi affreschi (purtroppo in gran parte rovinati dalle intemperie); si gode una vista su tutta la valle e a strapiombo sul sottostante Rio Cavallo. Nel periodo estivo il castello è sede di manifestazioni culturali e turistiche. Si raggiunge sia dal centro di Besenello che dalla Strada Statale 350 di Folgaria e di Val d'Astico.





   San Leo
Città d'arte, capitale del Montefeltro, luogo di passaggio di San Francesco e Dante, prigione di Felice Orsini e di Cagliostro, ma San Leo ha avuto a nche l'onore di essere capitale d'Italia o, meglio, del Regno Italico di Berengario II, il quale fu sconfitto a Pavia nel 961 d.C. da Ottone I di Sassonia e che poi si rifugiò a San Leo, dove resse l'assedio per due anni prima di cedere all'avversario. Nel 1796 le truppe rivoluzionare francesi, guidate dall'allora Generale Bonaparte, invadono l'Italia imponendo un nuovo Ordine sociale apertamente anticristiano e con l'aiuto di collaborazionisti giacobini locali rovesciano i legittimi sovrani dai loro troni. Ma l'ordine stabilito dai francesi non risponde alle aspettative della popolazione che il 5 marzo 1797 insorge e conquista la fortezza di S.Leo





   San Marino
San Marino è un'enclave situata all'interno della Repubblica Italiana, compresa tra l'Emilia-Romagna (provincia di Rimini), a nord a est e a sud-est, e le Marche (provincia di Pesaro e Urbino), a ovest e a sud-ovest. Inoltre a sud-ovest c'è la frazione-exclave di Pieve Corena che fa parte di Verrucchio in Emilia-Romagna (provincia di Rimini). Lo Stato di San Marino ha origini antichissime, tanto da essere considerato la più antica repubblica del mondo ancora esistente. La tradizione fa risalire la fondazione della città al 3 settembre del 301, quando Marino - un tagliapietre dalmata dell'isola di Arbe, fuggito dalle persecuzioni contro i cristiani dell'imperatore romano Diocleziano - stabilì una piccola comunità cristiana sul Monte Titano. San Marino vanta anche la più antica costituzione scritta ancora in vigore, ratificata nel 1600. La leggenda vuole che la proprietaria della zona, una ricca donna riminese di nome Felicissima, abbia donato il territorio del Monte Titano alla piccola comunità in seguito al salvataggio di suo figlio Verissimo, compiuto dallo stesso Marino. Secondo la leggenda, il santo avrebbe pronunciato ai suoi seguaci la frase: « Relinquo vos liberos ab utroque homine » (Vi lascio liberi dall'uno e dall'altro uomo ) Ovvero liberi dall'Imperatore e dal Papa. Queste parole sono il fondamento dell'indipendenza della comunità, come testimoniato dal documento di un processo per la mancata riscossione dei tributi tenutosi nel 1296 presso il convento di Valle Sant'Anastasio: « Non pagano perché non hanno mai pagato. È stato il loro Santo a lasciarli liberi ».L'indipendenza della comunità viene asserita in un trattato di pacificazione del 1300, il Placito Feretrano fra il vescovo del Montefeltro e alcuni castelli posti sotto il suo vincolo feudale, tra cui San Marino. Il documento, ritrovato in un convento francescano di Frati Minori a Sant'Igne (vicino a San Leo), attesta che San Marino è esentato dai tributi alla stregua di San Leo, Talamello e Maiolo. Tuttavia, mentre negli altri castelli l'esenzione è un privilegio concesso dal signore locale, l'esenzione viene rivendicata dalla comunità come un diritto.





   Verucchio
Posto in posizione strategica fra il mare e la collina a 18 Km da Rimini, Verucchio sorge nella vallata del Marecchia che domina da posizione rialzata. L'origine di Verucchio risale a tempi molto antichi. Il rinvenimento di numerose tombe (circa 200) dovuto una campagna di scavi effettuata fra il 1893 e il 1894 e ad una seconda campagna negli anni '70 del Novecento, hanno permesso agli storici di far risalire al decimo secolo avanti Cristo il primo insediamento umano. Tramite i corredi funebri costituiti da monili, fibule, vestiario, vasellame, armi, finimenti per cavalli, attrezzi per l'agricoltura, è stato possibile ricostruire la vita delle prime popolazioni Villanoviane. Successivamente gli Etruschi si insediarono nella zona dando luogo ad un insediamento stabile che fungeva da avamposto militare a protezione delle rotte commerciali che l'Adriatico offriva. Inoltre il letto ampio del Marecchia offriva un attracco sicuro e adatto alle navi che risalivano il fiume, tanto che questo tratto venne chiamato il "piccolo mare". Verucchio conobbe il tramonto della società Etrusca e fu presto influenzato da quella romana godendo della vicinanza con Rimini (Arimmna per gli Etruschi) che proprio sotto i romani (che la ribattezzarono Ariminum) godette di un notevole sviluppo. Il nome del sito deriva dal latino "vero occhio" che ne indica, non a caso, la capacità di godere di una vista privilegiata sulla campagna circostante, su Rimini, data la posizione rialzata (330 s.l.m.). Nel periodo delle Invasioni barbariche, quando tutta la Pianura Padana venne occupata dai Longobardi, Verucchio rimase a lungo sotto il controllo dell'Impero Romano, assieme alle altre città che costituirono il primo nucleo della Romania (o terra di Roma) divenuta poi Romagna. Col tramonto dell'Impero Romano vi fu l'inizio di un periodo di decadenza che durò fino al 1200 circa. Il buio venne rischiarato dall'avvento della Signoria dei Malatesta, che seppe dare nuovo impulso, vigore e ricchezza alle terre di Romagna e quindi anche a Verucchio. Con la dominazione della potente signoria, Verucchio diventa strategicamente interessante potendo da essa dominare e controllare la vallata del Marecchia e le pianure circostanti e quindi essere allo stesso tempo avamposto per l'avvistamento degli eserciti nemici e baluardo in caso di attacco. I Malatesta, in lotta con il Ducato di Urbino, ne fortificarono la rocca facendo divenire Verucchio un baluardo della potente famiglia riminese. Nuovamente Verucchio conobbe periodi di fame e stenti quando, decaduti i Malatesta, passò di mano in mano dalla famiglia De Medici a feudatari e reggenti dello Stato pontificio, che ne mortificarono le attività commerciali ed artigianali. Fu per un breve periodo sotto il dominio di Venezia per poi tornare sotto il possesso Pontificio e quindi, nel 1860 al Regno d'Italia.





   Gradara
La roccaforte di Gradara si erge su un colle (142 m sul livello del mare) al confine tra Marche e Romagna in posizione strategica e dominante. Dista 25 Km da Rimini, 13 da Pesaro, 3 dalla strada Adriatica. A tutti quelli che la raggiungono piace rievocare il tempo antico mentre si compie il giro sulle merlate mura e si supera il ponte levatoio e si incontra l'elegante cortile. Le sale interne ricordano gli splendori delle potenti famiglie che qui hanno governato: Malatesta, Sforza e Della Rovere. La costruzione ebbe inizio attorno all'XII secolo per volontà di Pietro e Ridolfo De Grifo che usurparono la zona al comune di Pesaro. Nella prima metà del XIII secolo, Malatesta da Verucchio detto il Centenario, aiutato dal papato, si impossessò della torre dei De Grifo e ne fece il mastio della attuale Rocca. Non è noto il nome del geniale architetto che ne diresse i lavori ma si notano interessantissimi particolari (le tre torri poligonali coperte ed abbassate al livello dei cammini di ronda) che avranno larga attuazione solo nella seconda metà del XV secolo. Ricordiamo inoltre la doppia cinta muraria ed i tre ponti levatoi che resero pressoché inespugnabile la possente Rocca malatestiana. Il piccolo paese di Gradara è raccolto fra prima e la seconda cinta di mura. Dopo il potere dei Malatesta e la tragedia di Paolo e Francesca che qui si consumò nel settembre 1289, arrivarono gli Sforza.Nel 1494, appena quattordicenne, arriva Lucrezia Borgia, seconda moglie di Giovanni Sforza. La giovinetta, che ci viene sempre descritta come perversa e corrotta era in realtà una gaia fanciulla dai capelli d'oro e dagli occhi azzurri che subiva l'influenza del padre: il terribile Papa, Alessandro VI Borgia. Il genitore obbligava la giovane figlia a lasciare il precedente marito ed a sposarne di nuovi per i suoi loschi intrighi. Gli sposi che non volevano lasciare Lucrezia finivano, come sappiamo, per essere avvelenati.Infatti nel 1497, per volere del Papa, fu sciolto il matrimonio con Giovanni Sforza e quest'ultimo ebbe salva la vita perché accetto di firmare un documento in cui ammetteva (falsamente) di essere impotente. Dopo un breve periodo di dominazione del fratello di Lucrezia, Cesare Borgia detto il Valentino, arrivarono i della Rovere. Era salito al soglio pontificio Giulio II e questi mise a governare Gradara il nipote Francesco Maria II. Dopo la morte di Livia Farnese, vedova del Della Rovere, la Rocca venne amministrata dal papato che la concesse in enfiteusi al conte Santinelli, poi agli Omodei di Pesaro, quindi agli Albani ed infine, nella seconda metà del 1700 al marchese Mosca di Pesaro. Egli si occupò amorevolmente della costruzione ed alla sua morte volle essere sepolto nella chiesa parrocchiale di S.Giovanni Battista situata entro la seconda cita di mura. La Rocca divenne proprietà comunale e questi nel 1877 la cedette al conte Morandi Bonacossi di Lugo. Nel 1920 l'Ing. Umberto Zanvettori di Belluno, ma residente a Roma, la comperò per tre milioni di lire e nelle sue abili mani essa rinacque! Chiamò collaboratori di fama quali gli architetti Ferrari e Giovannoni. Così con un preciso e delicato restauro si collegò a quello compiuto quattro secoli prima da Giovanni Sforza.